Il Vangelo è un libro di religione o la storia di un conflitto mortale con la religione? Lungo tutta la vita di Gesù, i conflitti con i sacerdoti, i dottori della legge e i farisei, il tempio, le osservanze e le norme religiose, sono stati sistematici. Dunque, può pensare seriamente a un cristianesimo “non-religioso”?
Il Vangelo non è “un libro di religione”, è un insieme di racconti che spiegano come Gesù di Nazareth ci offra “un progetto di vita”. Tuttavia, Gesù è stato un uomo profondamente religioso, a causa della sua intensa relazione con Dio come Padre e del suo frequente ricorso alla preghiera. Ma la religiosità di Gesù non è stata legata al tempio, ai riti sacri, ai sacerdoti e alla sottomissione alla legge religiosa. Al contrario, Gesù è vissuto in maniera tale che, quando ha iniziato ad agire e a parlare in pubblico, è entrato in conflitto con i responsabili della religione (i sacerdoti, i teologi ed i più stretti osservanti).
Il Vangelo è il grande racconto di questo conflitto, che è terminato drammaticamente nel processo, nella condanna e nella morte di Gesù. Per questo resta cruciale la domanda: come ha potuto fondare una religione un uomo la cui vita è finita in uno scontro mortale con la religione? L’aspetto centrale della vita di Gesù non è stato il religioso e la religiosità, ma l’umano e l’umanità. E poiché Gesù si è posto dalla parte della vita e della felicità degli esseri umani, il Vangelo incentra la sua attenzione sulla salute dei malati, sulla convivialità con tutti (specialmente con i poveri) e sulle migliori relazioni umane. In questo modo Gesù ha spostato il centro della religiosità, che “non sta più nel sacro ma nell’umano”. Credere nel Vangelo è lottare contro la nostra inumanità e farci ogni giorno più umani.