L'implosione di una religione
- nuovacristianita
- 1 giorno fa
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Riportiamo qui di seguito per intero l'introduzione del libro edito da Gabrielli Editori per gentile concessione della Casa editrice stessa.
Molti teologi e scrittori spirituali hanno discusso del "mistero della Chiesa". Anche se personalmente sono portato a moderare l'entusiasmo del loro discorso, a sfumare la sicurezza delle loro affermazioni e l'audacia delle metafore che usano, devo confessare che le calde ed equilibrate riflessioni di Henri de Lubac (1) mi hanno aiutato molto a cogliere la natura profonda di questa "Ecclesia", l'"assemblea" e "comunità" dei credenti, portatrice dell'eredità spirituale dell'uomo di Nazaret. Lungi da me, quindi, criticare o attaccare il "mistero" che costituisce l'aspetto più autentico di questa Chiesa, che è la mia famiglia di nascita, il terreno della mia crescita, la forma della mia identità e il luogo della mia appartenenza.
In queste pagine vorrei parlare non del mistero della Chiesa, ma piuttosto di questa Chiesa istituzionalizzata che è diventata un mistero per me. Un mistero, perché non sono più in grado di capirla quando parla. Mistero, perché non riesco più a vedere la pertinenza e l'utilità dei suoi dogmi. Mistero, perché mi è impossibile aderire pienamente ai contenuti dei suoi insegnamenti e delle sue dottrine. Mistero, perché non riesco più a cogliere la vera natura di questa Istituzione, che pretende di essere al crocevia tra un mondo divino e un mondo umano, e che porta in sé tanto la nobiltà e la grandezza del primo quanto la bassezza e la miseria del secondo. Mistero, perché sono ormai incapace di riconoscere in lei la portavoce del profeta di Nazaret quale afferma di essere. Mistero, infine, perché mi è difficile capire come mai una Istituzione che si definisce come l'incarnazione e l'estensione storica della persona e dell'opera del Nazareno sia giunta a porsi, in molti casi, in netta contraddizione con il contenuto più originale del suo messaggio.
Lo studio della storia del cristianesimo in Occidente mi ha portato a concludere che la ricerca del potere, il desiderio di difenderlo e accrescerlo sono stati i motivi fondamentali che hanno determinato e motivato la condotta, le prese di posizione e le politiche delle autorità ufficiali della Chiesa come Istituzione. Non credo quindi di sbagliare affermando che la Chiesa è la più grande macchina di potere che la civiltà occidentale abbia prodotto negli ultimi due millenni. E questa macchina è tanto più perniciosa in quanto fonda il suo potere su basi religiose che condannano apertamente il potere come strumento di dominio. Il teologo Christian Duquoc sostiene che questo fenomeno del potere nella Chiesa è tanto più contraddittorio se si considera che si tratta di una Istituzione il cui scopo dichiarato è quello di promuovere un messaggio di libertà e di amore. Questa Istituzione finisce, al contrario,
per usare una violenza o una coercizione così disumane che molti dei nostri contemporanei (la) "considerano crudele e spietata", poiché ignora l'indulgenza e il perdono. Non si può negare che questo e altri fenomeni contribuiscono alla mancanza d'interesse per il cristianesimo in Occidente. Pochi accettano come tollerabile l'attuale disfunzione tra la pratica istituzionale della Chiesa cattolica e il messaggio di Gesù Cristo di cui pretende di essere testimone. Questa disfunzione relativizza enormemente i discorsi fatti e i valori invocati, e scredita l'autorità istituzionale.(2)
L'Istituzione ecclesiastica sostiene di essere stata posta, per volontà divina, a capo di un nuovo popolo eletto. Sostiene di essere stata scelta da Dio per incarnare nella storia umana lo spirito di Gesù, per eseguire fedelmente la sua volontà e per custodire, interpretare e trasmettere, con autorità, la sua parola e il suo messaggio. In altre parole, sostiene di essere l'unica custode di un "deposito" rivelato. Infine, pretende di essere lo strumento indispensabile per la salvezza eterna di tutti gli uomini. Dovremmo parlare di usurpazione, di sequestro? Personalmente, non smetterò di gridare a chiunque voglia ascoltare che la persona e il messaggio di Gesù hanno un valore universale. Appartengono a tutta l'umanità. Sono un tesoro a cui tutti devono avere accesso e di cui tutti devono poter beneficiare. Sono una delle più notevoli espressioni dello spirito umano nella storia dell'umanità. Pertanto, nessuno può arrogarsi il diritto di possederli in esclusiva. Nessuna Istituzione può pretendere di avere il monopolio dei mezzi per raggiungere Dio, né dell'interpretazione e della comprensione del messaggio di Gesù di Nazaret. Non posso quindi che lodare e approvare gli sforzi che gli uomini faranno per recuperare ciò che il potere ecclesiastico ha loro confiscato. Penso che sia necessario liberare Gesù da un potere che lo ha imprigionato nella fortezza intoccabile delle sue dottrine e dei suoi dogmi.
La Chiesa cattolica pretende di possedere un "deposito" e di trasmettere una conoscenza che sostiene di avere ricevuto da Dio e che afferma essere indispensabile alla vita e alla felicità dell'uomo. Ha espresso e condensato questa conoscenza in proposizioni o affermazioni che chiama "dogmi" e alla cui accettazione ha legato il destino eterno dei credenti. Per il cattolicesimo, queste affermazioni dogmatiche rappresentano non solo la verità che ogni fedele deve accettare e a cui deve sottomettersi, ma soprattutto costituiscono "la" verità che ogni fedele deve considerare come oggetto o contenuto della sua fede. Per la Chiesa, il credente non deve credere direttamente in Gesù e nella sua parola. Deve credere nell'interpretazione che l'Istituzione gli impone del messaggio di Gesù. Qualsiasi fede che faccia riferimento direttamente alle fonti, senza passare attraverso l'interpretazione o la manipolazione istituzionale, è considerata sospetta e spesso eretica. Eppure, se guardo con attenzione la natura del cristianesimo, mi rendo conto che il fatto cristiano non consiste in un sapere e che, in realtà non c'è alcun sapere da trasmettere. La propagazione della fede in Gesù avviene nell'ambito più concreto dell'evento personale, dell'esperienza interiore, della testimonianza di vita, e non nell'ambito della trasmissione di eventi cosiddetti "storici" o di verità astratte e scollegate dalla vita.
Non esiste un insieme di fatti, di verità che siano già presenti, dati una volta per tutte, e che si dovranno conservare accuratamente intatti. Non esiste un "deposito" che sia stato affidato a un'Istituzione per essere custodito e protetto da presunti contaminatori o predatori. Se c'è qualcosa da trasmettere, non sono fatti storici o "verità oggettive", ma piuttosto una "buona notizia" che annuncia la possibilità di essere felice per l'uomo; una nuova visione della realtà; una nuova percezione di Dio e dell'uomo; un nuovo stile di relazione tra gli esseri umani basato sul rispetto reciproco, la fratellanza, la condivisione, la giustizia nel movimento dell'amore.
Ciò che viene trasmesso è dunque un messaggio di liberazione e di speranza, un'esperienza interiore, uno "spirito" e un "significato". Ciò che interessa ai credenti, infatti, non è il ricordo di eventi passati, né le elaborazioni intellettuali dei teologi, ma la testimonianza e l'esperienza di vita unica dell'uomo di Nazaret, il suo messaggio, i valori e lo spirito che ha lasciato e che si sono rivelati estremamente significativi per gli esseri umani, poiché portano novità di vita, senso, dignità, libertà, felicità e salvezza. La fede appartiene quindi all'ambito dell'esperienza esistenziale. Si colloca nella storia dell'individuo e delle sue relazioni interpersonali.
La fede non appartiene quindi al mondo delle idee e della conoscenza cerebrale, ma a quello molto più intimo dell'incontro personale, dell'esperienza spirituale e dell'evento esistenziale, e quindi del desiderio o della volontà di modellare i valori della nostra vita su quelli che hanno contrassegnato la vita di Gesù.
L'Istituzione cattolica, invece, insiste nel considerare il cristianesimo come una "religione storica". Ritiene, quindi, che il contenuto delle sue credenze sia costituito da fatti concreti che si sono realizzati così come essa li racconta e che il cristiano deve necessariamente considerare come assolutamente autentici se vuole rimanere nella vera fede cattolica. Così la verginità di Maria è reale, cioè fisica e biologica. Gesù è realmente nato per intervento dello Spirito Santo. Gli angeli hanno davvero cantato sulla grotta di Betlemme.

Gesù ha davvero camminato sulle acque. Ha davvero sfamato cinquemila persone con pochi pani e due pesci. Ha davvero riportato in vita l'amico Lazzaro dopo quattro giorni che era nella tomba. Nell'ultima cena, Gesù ha davvero trasformato il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue, facendo dei suoi apostoli i primi sacerdoti cristiani. Voleva davvero fondare una Chiesa con una gerarchia di papi, vescovi e diritto canonico. Il suo corpo crocifisso uscì veramente vivo dalla tomba. Egli è salito fisicamente in cielo con il suo corpo, davanti agli occhi stupiti dei suoi apostoli. È veramente e ontologicamente il Figlio di Dio incarnato, ecc.
Per l'Istituzione ecclesiastica, l'adesione alla persona, alla parola e allo spirito di Gesù non è sufficiente per essere salvati. La garanzia della salvezza è data solo se il credente riconosce l'autenticità dei fatti "storici" raccontati dai Vangeli e se accetta l'interpretazione e la formulazione ecclesiastica delle verità da credere chiamate "dogmi". I dogmi prendono allora il posto di Dio e di Gesù. Dall'evento si passa alla "conoscenza". Dalla fede nel Dio proclamato dal Nazareno si passa alla sottomissione a una Istituzione.
L'ideologia si trasforma così in un idolo.(3) La fede si riduce all'accettazione di affermazioni e proposizioni elaborate dall'autorità religiosa e che il credente è obbligato a considerare "vere". La fede si trasforma quindi in un meccanismo psicologico di conoscenza o in un atteggiamento intellettuale che potrebbe non avere alcun rapporto con la situazione esistenziale della persona.
Semmai, per essere un membro esemplare della Chiesa, non sarebbe nemmeno necessario avere fede. Basterebbe essere sottomessi alle autorità che gestiscono le verità di fede. La fede come evento esistenziale, incontro, meraviglia, scoperta, adesione, movimento di conversione, abbandono, amore e fiducia, interessa poco all'Istituzione. Questa visione viene definita “mistica" o "pia" e trova poco spazio nelle esposizioni ufficiali della teologia cattolica.
Tale fede non è ciò che conta di più, né è realmente necessaria per l'appartenenza alla Chiesa cattolica. L'esperienza cristiana diventa un esercizio intellettuale per memorizzare un elenco di affermazioni ritenute "vere" o divinamente "ispirate". Ciò che interessa alle autorità religiose della Chiesa non è la qualità del rapporto del credente con la persona di Gesù, ma solo la qualità del suo rapporto con l'Istituzione.
Questo porta il governo ecclesiastico all'inevitabile deriva verso la violenza. Infatti, se la salvezza consiste nell'accettazione di un elenco di fatti e formulazioni intellettuali, allora può essere raggiunta solo attraverso la sottomissione obbligatoria a dogmi e dottrine. La sottomissione obbligatoria, tuttavia, può essere ottenuta solo con il ricorso a tattiche di minaccia, d'intimidazione e di paura, e quindi con una costrizione esercitata sulla libertà e l'originalità dello spirito umano. Nella Chiesa, la politica della violenza non è un incidente; qualcosa che purtroppo è accaduto, ma che si sarebbe potuto evitare. La violenza è diventata nel corso della storia della Chiesa parte integrante del suo sistema di gestione del potere. È attraverso la violenza che l'Istituzione ecclesiastica è riuscita a mantenere nei secoli la "sana ortodossia" delle sue dottrine, soffocando alla radice qualsiasi movimento di critica, disaccordo e contestazione.
Non è mia intenzione descrivere la storia di questa deriva. Non mancano libri che studiano la nascita della Chiesa e l'evoluzione storica della sua ideologia. Mi limiterò ad accennare brevemente agli elementi che sono all'origine del progressivo spostamento dall'intuizione religiosa originaria alla struttura di potere e alle influenze che, avendo distorto il primitivo messaggio di Gesù di Nazaret, sono arrivate a produrre esattamente il contrario di ciò che la sua parola voleva annunciare. Cercherò poi di mostrare come il movimento cristiano, che dopo la pace costantiniana divenne la "religione" ufficiale dell'Impero romano, si trasformò definitivamente in una Istituzione modellata sul sistema totalitario imperiale. Infine, cercherò di dimostrare, e questa è la ragione principale del mio studio, che la ricerca, il consolidamento e l'espansione del potere costituiscono l'obiettivo che ispira, in modo quasi permanente, le dottrine e le azioni della gerarchia ecclesiastica nel corso dei secoli. Mostrerò come la Chiesa cattolica dia spesso l'impressione di essere un'azienda che sfrutta il fattore religioso e la credulità delle persone; e come non esiti a manipolare le coscienze e a fare a pezzi le persone quando si tratta di raggiungere i suoi obiettivi di potenza e di costruire il suo sistema di potere.
(1) HENRI DE LUBAC, Méditation sur l'Église, Aubier-Montaigne, 1953 (Meditazione sulla Chiesa, Jaca Book, Milano 2017).
(2) CHRISTIAN DUQUOC, Je crois en l'Église. Précarité institutionnelle et Règne de Dieu, Cerf, Paris 1999, p. 23 («Credo la Chiesa». Precarietà istituzionale e Regno di Dio, Queriniana, Brescia 2001).
(3) In futuro, sarà sempre più difficile per i teologi cattolici continuare a fare una lettura tradizionale dei dogmi definiti e imposti nel IV secolo. Non si tratta qui di dogmi specialmente controversi, come il dogma dell'Immacolata Concezione, la Verginità di Maria, la sua Assunzione in corpo e anima al cielo o il dogma dell'infallibilità papale. Ci riferiamo ai dogmi fondamentali del peccato originale, della divinità di Gesù e della sua risurrezione. La crisi che sta vivendo la Chiesa cattolica in Occidente non è solo una crisi di strutture e di autorità; è soprattutto una crisi d'intelligibilità dei suoi contenuti dottrinali e quindi una crisi di credibilità, che intacca i fondamenti ideologici che la giustificano e su cui è edificata.
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