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Il cambiamento del paradigma religioso



Rendere capaci le persone di cambiare il modo in cui pensano e in cui concettualizzano Dio per accogliere nuove possibilità non è molto diverso dal tentativo di far girare una grande nave come il Titanic in un laghetto. Non è impossibile, ma sembra che lo sia. Molti negano che lo si possa fare. Forse molti di più non vogliono che lo si faccia. Tuttavia dobbiamo farlo.

Il mio viaggio personale mi ha portato attraverso l'arena della religione fino a mostrarmi quella che considero la sua bancarotta. Il viaggio dell'essere umano verso Dio ha raggiunto una simile destinazione. I discorsi su Dio riempiono ancora il mondo, ma non sono più credibili nel modo in cui lo erano una volta. Il secolarismo guadagna terreno ovunque, forse di più ovviamente in Occidente che nel resto del mondo, ma non perché l'Occidente sia decadente, come i nostri critici del Terzo mondo amano sostenere, bensì perché l'Occidente ha intrapreso la rivoluzione intellettuale più profonda che in qualsiasi altra parte del mondo. Le intuizioni di Galileo, Newton e Darwin hanno reso impossibile tornare indietro, e di questo ci siamo occupati troppo brevemente in queste pagine. Le antiche verità semplicemente non reggono più, né lo faranno in futuro, non importa quanto disperatamente desideriamo che lo facciano. Oggi nessuno pensa realmente che le religioni del miracolo, della magia e degli esseri soprannaturali che manipolano il mondo di causa ed effetto per qualche scopo ulteriore possano ancora a lungo godere della fiducia della gente del nostro tempo e delle future generazioni. E rimasta poca fiducia in questo tipo di divinità. Continuiamo a parlare di questo Dio, ma il modo in cui viviamo dimostra che non siamo convinti che esista una divinità soprannaturale che sia pronta a intervenire, a fornirci uno scopo o a garantirci l'eternità. La vita umana si sta gradualmente abituando alla morte di questo Dio.

Non è che non abbiamo avuto tempo per abituarci. Il declino di questo Dio era stato annunciato per la prima volta nel XIX secolo da Friedrich Nietzsche nel libro intitolato Così parlò Zaratustra. Non fu un annuncio che venne accolto bene. La reazione,

in generale, della popolazione religiosa del mondo occidentale era prevedibile. In primo luogo Nietzsche fu attaccato come malato di mente e chiamato pazzo, e quando queste accuse fallirono divenne oggetto di graffiante derisione e fu liquidato con "tenerezza". Una citazione popolare, usata con tale frequenza che il suo autore si è perso nelle pieghe del tempo, recita:

Nietzsche: «Dio è morto!»

Dio: «Nietzsche è morto!»

Queste erano le tattiche usate da coloro che si sentivano minacciati nella religione. Sempre nel XIX secolo si sviluppò il riconoscimento del declino della religione, così come la si era praticata per secoli e, abbastanza sorprendentemente, questo avvenne proprio nel cuore del mondo accademico religioso. Per la prima volta i biblisti ammisero pubblicamente che le affermazioni della religione popolare non erano più sostenibili alla luce dei loro attuali studi.

Doveva passare più di un secolo prima che questi pensieri… irrompessero nuovamente nella pubblica arena

Lentamente i datati e sempre meno informati rivestimenti letterali in cui avevamo nascosto le nostre rivendicazioni di autorità teologica o biblica cominciarono a riempirsi di buchi e d'incongruenze che non potevano più passare inosservati. Fu uno studioso tedesco ventisettenne del Nuovo Testamento chiamato David Friedrich Strauss a dare fiato alla prima tromba che portò questa conoscenza a livello di consapevolezza pubblica. Nel 1834 pubblicò un libro intitolato Das Leben Jesu kritisch bearbeitet.

L'accoglienza sia del pubblico religioso sia del resto dei lettori fu rapida, immediata e, com'era prevedibile, ostile. Strauss fu allontanato dalla facoltà dell'Università di Tübingen e gli fu negata ogni possibilità d'insegnare in qualsiasi università europea. Non insegnò mai più Nuovo Testamento e il suo brillante potenziale svanì in una crescente amarezza. La sua opera fu tradotta in inglese nel 1850 da George Eliot, pseudonimo di Mary Ann Evans, la scrittrice iconoclasta di Silas Marner (La bella storia di Silas Marner - Rizzoli,Milano 1995).

Da donna profondamente oppressa dalla religione vittoriana, Evans s'identificò nella lotta di Strauss contro la repressione sia religiosa sia politica. Non fu né per disgrazia né per caso che divenne la persona attraverso la quale l'opera di Strauss fece ingresso nel mondo anglosassone. Questo libro rappresentava la prima presa di coscienza pubblica che le vecchie formule religiose — compresa l'immagine di una divinità soprannaturale, esterna, alla quale potevamo rivolgerci in cerca di un significato, la pretesa che la verità di questa divinità era stata catturata in un libro divinamente scritto e la speranza di una vita eterna che si diceva risiedesse in queste inerranti scritture — stavano uscendo di scena. Il gelo si diffuse tra gli affermati capi religiosi e la soppressione di questo libro e di tutto ciò che rappresentava fu la risposta di quasi tutte le istituzioni religiose.

Appena il libro di Strauss entrò in clandestinità, il mondo religioso cercò di far finta che non fosse mai esistito, tantomeno scritto. Il suo libro, per quanto straordinario possa sembrare, non è stato mai più nominato, perfino oggi, nella maggioranza dei seminari teologici confessionali.

Doveva passare più di un secolo prima che questi pensieri insopprimibili, che continuavano a ribollire all'insaputa dei capi religiosi istituzionali, irrompessero nuovamente nella pubblica arena. Questa volta i protagonisti erano teologi cristiani, studiosi piuttosto che pastori, i quali non erano più in grado di dare un senso ai tradizionali simboli religiosi. Furono chiamati i teologi della "morte di Dio". Sebbene molte persone appartenessero a questo movimento, i quattro che, secondo me, ebbero l'impatto più forte furono Thomas J. J. Altizer della Emory University, William Hamilton della Colgate Rochester Divinity School, Gabriel Vahanian della Syracuse University e Paul Van Buren della Temple University. Il 6 Aprile del 1966 la rivista Time mise questo movimento in copertina, intitolando l'articolo "Dio è morto?".

Questo debutto della teologia radicale nella cultura popolare animò un dibattito al quale né il pubblico né la Chiesa cristiana erano preparati. Il risultato non fu incisivo e il movimento s'inaridì a causa dei luoghi comuni che evitavano le domande reali che questi teologi avevano sollevato. La reazione degenerò in un messaggio popolare degno di un adesivo per paraurti, che diceva: «Il mio Dio è vivo! Mi dispiace per il tuo».

come il cristianesimo del primo secolo non aveva potuto essere contenuto nel giudaismo, così al giorno d'oggi il cristianesimo non poteva più essere contenuto nella religione

In quella stessa decade anche due vescovi anglicani, nel tentativo di andare oltre il pensiero religioso tradizionale oramai screditato, fecero sentire le loro voci profetiche all'interno della Chiesa cristiana, uno in Inghilterra e l'altro in America. Nel 1963 John Arthur Thomas Robinson, vescovo inglese di Woolwich, una zona della Diocesi di Southwark (Londra, a sud del Tamigi), pubblicò un libro intitolato Honest to God che scatenò ondate di turbamento nel mondo cristiano. Quest'uomo prendeva gli scritti di tre acclarati accademici cristiani, conosciuti e rispettati all'interno dei collegi teologici più importanti del mondo, e rendeva il loro pensiero accessibile alla gente comune, evitando in tal modo il filtro delle scuole di formazione confessionali. I tre accademici erano Rudolf Bultmann, probabilmente lo studioso del Nuovo Testamento più importante della sua generazione; Paul Tillich, forse il più noto e più letto teologo del XX secolo; e Dietrich Bonhoeffer, il pastore luterano tedesco che aveva fatto parte del movimento sotterraneo della resistenza antinazista e che era stato impiccato nel campo di prigionia di Flossenburg dal governo di Hitler nell'aprile del 1945, poco prima che finisse la guerra in Europa.

Bultmann parlava delle Scritture come di «mitologia» che doveva essere «demitizzata», poiché il loro messaggio era stato inquadrato e quindi bloccato nei presupposti di un mondo antico che non esisteva più. Tillich suggeriva che Dio non poteva più essere concepito attraverso l'analogia della persona e aveva sviluppato una teologia transpersonale in cui Dio era percepito come «il Fondamento di tutto l'essere». Bonhoeffer auspicava lo sviluppo di una «cristianità areligiosa». In una delle lettere scritte dalla prigione all'amico Eberhard Bethge sosteneva che proprio come il cristianesimo del primo secolo non aveva potuto essere contenuto nel giudaismo, così al giorno d'oggi il cristianesimo non poteva più essere contenuto nella religione.



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Vita eterna
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