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Padre della Vita e nella morte

Fiorenzo Rosa



Il coraggio dell'uscita verso un post-teismo richiede un grande sforzo! Vengono a mancare le fondamenta su cui nella tua vita hai poggiato ogni singolo passo e tutto intorno a te sembra disintegrarsi.

Eppure, nonostante questa fatica immane ci si rende conto che più ci si addentra in questo percorso più si rimane avvolti da un qualcosa che sa di ampio respiro. Inizia ad avere senso tutto quello in cui hai creduto, ma con una luce diversa.

Va da se che camminare lungo una strada con paletti che ne delimitino i confini è molto semplice e non comporta nessuno sforzo personale; non è necessario ragionare sulla via da prendere perché la scelta è obbligata. Ma quando scopri un sentiero, anche se piccolo piccolo, senza limiti, dove sei tu a scegliere dove andare obbligandoti a ragionare e non a comportarti come un automa, tutto assume un valore diverso. La strada dell'uscita dal teismo è tracciata da molto tempo, ma non ha mai posto paletti; ha invece coltivato e incentivato il ragionamento razionale e, perché no, scientifico: Dove tutto trova un senso molto più di ciò che una certa religiosità ha voluto per secoli insegnare.

Una pietra miliare nel percorso moderno del post-teismo l'ha messa la collana "Oltre le religioni" edita da Gabrielli Editori e curata da Adista.it . Fin da subito si è scatenata una accesa polemica dei "conservatori" i quali hanno detto che questo progetto "distruggeva" ciò che nei secoli era stato costruito. Ma la risposta di Claudia Fanti ( e altri insieme a lei) non si è fatta attendere e con grande saggezza ha voluto portare l'argomento non sulla "distruzione" ma sulla "decostruzione" di un qualcosa che oggi non ha più senso per "ricostruire" qualcosa che è sempre esistito ma che una "crosta" di regole umane e dogmi hanno seppellito da tempo.




Difficile trovare ciò che nel primo libro di questa collana sia "il meglio" perché dopo la prefazione di Marcelo Barros e la presentazione della stessa Fanti, irrompono le Dodici Tesi di John Shelby Spong con le sue incredibili intuizioni, poi il breve ma profondissimo scritto di Maria Lopez Vigil e a seguire la profonda riflessione di Roger Lenaers dove con audacia e senza riserbo pone dieci punti fondamentali su cui "ricostruire" un tempo senza il Theos; conclude Josè Maria Vigil con una analisi precisa e puntuale sui tempi attuali riguardo una futura spiritualità.


Ma è proprio sull'intervento di Lenaers che mi sono soffermato di più trovando ispirazione per compiere ulteriori passi in questa mia ricerca di senso a ciò che i dogmi e i precetti non davano in me da tempo. Con incredibile stupore mi sono ritrovato in sintonia con quello che Lenaers scrive levandomi dal cuore un peso che portavo da tempo laddove le mie intuizioni avevano già alzato il velo su gran parte di quei dieci punti che vengono toccati. Li voglio elencare perché già soltanto sapere che uno studioso di quel calibro possa averne parlato mi apre il cuore alla speranza che qualcosa possa davvero cambiare:

a. Il dogma mariano e la confessione della Trinità

b. La Bibbia come libro con "le parole di Dio"

c. I dieci comandamenti

d. Il potere ecclesiastico, struttura o gerarchia

e. La fine del sacerdozio

f. La fine non dei rituali religiosi ma dei sacramenti

g. La fine del sacrificio della messa

h. La fine della liturgia come un insieme di regole di protocollo

i. La fine della petizione e dell'intercessione

j. La decadenza della cosiddetta dimensione verticale della fede


Dieci punti trattati con una chiarezza che non lascia dubbi e che spiega passo dopo passo come e perché alcuni fardelli che ci portiamo dietro vanno eliminati.

Tratta gli argomenti con una delicatezza incredibile e nelle conclusioni arriva a scrivere:

"Per chi ne è convinto, è difficile, naturalmente, sentirsi a proprio agio nella vita quotidiana di una chiesa premoderna, con le sue concezioni, le sue tradizioni e le sue forme di pietà. Ma non dovrebbe comunque lasciare la comunità. Dovrebbe considerare che la forma di fede premoderna è stata per innumerevoli cristiani e per una notevolissima parte dell'umanità un cammino verso una profonda unione con l'Amore assoluto. E continua ad esserlo per tutti i nostri amici cristiani che ancora non capiscono che i tempi sono cambiati."


Sono anni che nutro queste difficoltà di cui sopra e credo fermamente che è necessario "rimanere" in mezzo alla comunità, ma avendo la consapevolezza che non si torna più indietro e che la mia presenza durante il "rito" della messa non significa che aderisco a tutto ciò che viene fatto o detto e quando, in certi momenti, mi viene chiesto di "dire" alcune formule comunitarie (credo, padre nostro ecc.) devo avere il coraggio di "fare silenzio" e se possibile avere l'audacia di cercare o addirittura creare formule nuove dove ciò in cui credo emerga nel mio silenzio; fosse anche una nuova formula del padre nostro. Perché credo fermamente che non sia "nei cieli" e che se Gesù lo ha insegnato è perché conosceva ciò che gli uomini del tempo erano a conoscenza e noi abbiamo la responsabilità di portare avanti quel messaggio ma con un linguaggio nuovo.

E' per questo che da tempo, durante la recita del Credo nelle Eucarestie, io recito (sottovoce) il credo di don Michele Do e durante il Padre Nostro recito (sottovoce) una formula che ho provato a creare io con il messaggio evangelico post-teista che fino ad oggi ho fatto mio:


Padre della Vita e nella morte

sia accolta la tua presenza in ogni cosa

animata e inanimata,

regni lo Spirito dell'Amore

in ogni angolo dell'Universo.


Sia segno di lode

il pane quotidiano che fraternamente condividiamo,

viva il perdono a vicenda in mezzo a noi,

la forza della Vita

non ci abbandoni di fronte alla morte

e il male non abbia l'ultima parola.

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