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Cestinare l’«inutile fardello» per credere





Ho pubblicato una più articolata riflessione su «che cosa abbiamo lasciato e che cosa possiamo costruire e inventare» nel nostro cammino di Chiesa di base. Accenno qui ciò che ritengo più urgente lasciare, ma esprimo anche un cammino già compiuto o in atto in parecchie comunità che accompagno.


1) La necessaria ablatio

Una persona adulta che partecipi alla vita di una comunità cattolica avverte un disagio di fronte all'“incremento” del castello religioso. La fabbrica del sacro devozionale produce a ritmo continuo: madonne, santi, demoni, reliquie, processioni che trovano legittimazione nel Catechismo della Chiesa cattolica. È necessario aprire gli occhi sull'ambiguità di questa adiunctio e sulla necessità di dissociarsi da quella “religione” che non è a servizio della fede, ma funzionale alla sopravvivenza di un'istituzione ecclesiastica.

L'inversione di marcia è una rigorosa ablatio: togliere, portare via. Una coraggiosa opera di essenzializzazione: «Riformare allora (…) assomiglia a un atto di ablatio, analogo a quello che compie lo scultore che deve solo liberare e far emergere la statua dal masso informe di marmo che ha davanti: il suo lavoro sarà quello di togliere perché si manifesti la nobilis forma già presente nel masso» (Luciano Manicardi). Ratzinger, giovane teologo, scrisse parole “rivoluzionarie” sull'urgenza di questa operazione. Senza deporre questo «inutile fardello», per dirla con Ortensio Da Spinetoli, ogni passaggio verso il futuro è sbarrato.


2) La contrastata ablatio

Questa coscienza adulta della fede non trova ostacolo solo in quella maggioranza silenziosa che non avverte la necessità di sfoltire la foresta devozionale e “catechistica”, ma anche in un immaginario religioso, catechistico, liturgico, dogmatico difeso in modo ”autorevole” dal magistero. Paolo VI il 5 giugno 1967 disse: «Le formule dogmatiche sono così strettamente legate al loro contenuto che qualsiasi alterazione nasconde o provoca un'alterazione nel contenuto stesso». Al di là di diffuse retoriche buoniste, il magistero, anche quello di Francesco, come vediamo nelle conclusioni dopo il Sinodo panamazzonico o nelle recenti dichiarazioni della Cdf circa la benedizione alle coppie omosessuali, davanti ad alcuni nodi della modernità difende un Catechismo ufficiale che va interamente archiviato, una “lingua straniera” per l'uomo e la donna contemporanei.


3) La necessità della disobbedienza

Oggi credo che l'amore per la vita e per la fede, anche per la Chiesa, di cui mi sento ereticamente parte, imponga il dovere di percorsi responsabili, capaci di creare esperienze, linguaggi e simboli fuori dall'ortodossia, senza affatto sentirsi fuori dalla Chiesa, tanto meno dalla fede.

Alcuni passi che provengono da un nuovo immaginario di Dio e da nuove ipotesi scientifiche, da nuove visioni del mondo, mi sembrano rendere la mia fede molto più vitale, liberante, riconciliata con ciò che vivo: «C'è una realtà che chiamiamo Dio che è la sorgente della vita che viviamo, il Fondamento dell'essere che ci chiama ad essere tutto ciò che possiamo essere. Io oggi vivo nella convinzione che non sono separato da questo Dio.

L'alterità mi viene incontro. La trascendenza mi chiama. Dio mi abbraccia. Questo Dio non si identifica con le dottrine, i credo e le tradizioni» (J. S. Spong, Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, Massari Editore, p. 126). È il congedo dal Dio interventista e dalla sacralizzazione del testo biblico che mi apre il sentiero verso alcune “uscite dal dogma”. Vivo questa esperienza con realtà comunitarie e con persone che, per quanto marginali e marginalizzate, danno corpo a una fede feconda e felice.



Alcuni “abbandoni”

In nome della piena compatibilità tra amore e ministero, tra amore e vita consacrata si possono abbandonare la legge del celibato obbligatorio e i voti di verginità perpetua. Se hai il dono di amare, non lasciare che ti sia precluso da una legge ecclesiastica, dal fatto che sei omosessuale o transessuale o prete, o suora o separato/a. Queste regole disumanizzanti devono essere cestinate.

In nome della pari dignità personale e della pari opportunità di ministero occorre lasciare alle spalle la legge patriarcale che vieta a donne e laici la predicazione e la presidenza dell'eucarestia o cena del Signore. Occorre passare dal ministero ordinato ai ministeri eletti dalla comunità, valorizzando esperienze di base che già realizzano la prassi ecclesiale dello spezzare il pane in una celebrazione animata dalla lettura biblica e dalla preghiera. Ciò non elimina il ministero pastorale o presbiterale, ma mette al centro la vita della comunità.

Alla luce degli studi biblici e storici, il Credo niceno ha fatto il suo tempo

A livello di cammino ecumenico, non può essere impedita l'ospitalità eucaristica tra Chiese cristiane che possono anche celebrare la cena del Signore in intercomunione facendo centro sulla fede comune con le differenze da valorizzare. Occorre passare dal discutere al fare, in aperta disubbidienza, anche per superare la dottrina della presenza reale e fisica di Gesù nell'eucarestia.

Rispetto al Battesimo, negata la dottrina del peccato originale e rifiutata una liturgia che mette al centro il peccato e la lotta contro Satana, la comunità può accogliere festosamente i genitori che desiderano presentare il bimbo o la bimba per ringraziare Dio del dono di una nuova vita. L'intera celebrazione deve “vestire” i linguaggi della gioia.

Alla luce degli studi biblici e storici, poi, il Credo niceno ha fatto il suo tempo. È oggi impronunciabile e consolida la pratica, non solo cattolica, di ripetere parole e segni senza interrogarsi sul loro significato nel contesto culturale di oggi. Molte formulazioni della fede sono nate negli ultimi decenni in varie esperienze comunitarie con linguaggi propri della cultura contemporanea.

Ritengo urgente il rifiuto di tutto l'arsenale liturgico e teologico del suffragio. Il credente che, come me, ha fiducia nel Dio della vita che accoglie anche oltre la morte, non può più accettare il linguaggio sacrificale delle esequie. Non esiste nessun Gesù Cristo che ha espiato i peccati del mondo, non c'è nessun Dio contabile e giustiziere, nessun potere di una Chiesa che, con rosari e indulgenze, apra le porte del paradiso. La pratica del suffragio è una bestemmia contro l'amore gratuito e inclusivo di Dio, che supera ogni nostra comprensione.

È scandaloso e anti-evangelico il concordato tra Stato e Chiesa cattolica in Italia, espressione di benefici e privilegi. A oltre 70 anni dalla nascita della Repubblica non è ancora approvata una legge generale sulla libertà religiosa che consenta l'uguaglianza tra diversi credenti e fedi. In forza di questa situazione vige in Italia la struttura dei cappellani militari con annessi e connessi, compresa la benedizione delle armi (negata alle persone lgbtiq+).

Occorre passare da una struttura della Chiesa patriarcale e piramidale a una sinodalità vera. Si enunciano grandi progetti di partecipazione alla vita ecclesiale, che alla fine si riducono a una retorica immobilista. La struttura gerarchica è inconciliabile con una sinodalità reale che comporta un cambiamento strutturale. I fatti parlano: in Querida Amazonia nn. 85-90 Francesco ribadisce la struttura sacrale e vincolante per tutta la Chiesa cattolica. Le diffidenze verso la sinodalità sono visibili nell'operazione vaticana di sorveglianza del Sinodo della Chiesa cattolica tedesca. Sinodalità significa che il popolo di Dio assume responsabilità e potere deliberativo, non solo consultivo. Altrimenti la parola sinodalità è svuotata del suo significato.

La dignità della nostra fede esige di congedarci dal madonnismo, da una devozione diventata mariolatria, impresa commerciale, esaltazione di una donna per umiliare le altre. La mariologia è una cancellazione di Miriam, donna ebrea, sposa di Giuseppe e madre di una numerosa famiglia. E non parliamo del “santo subito” e “santo a tappe”: abbiamo bisogno di testimoni, non di santi e sante.


Non mi sentirei discepolo del nazareno se... .

...Se dovessi credere che Gesù di Nazareth è Dio, cioè il Creatore, la sorgente della vita, il fondamento dell'essere, anziché il profeta e “figlio” che mi indica la strada verso il mistero di Dio. Se dovessi credere secondo il Credo di Nicea e Calcedonia con le due nature di Cristo e con le tre persone divine distinte che formano la santissima Trinità.


Se dovessi credere che Maria di Nazareth è stata vergine prima, durante e dopo il parto e che è diventata nel 431 anche madre di Dio.


Se dovessi credere che i comportamenti omoaffettivi sono peccaminosi e che le donne non possono condividere appieno la ministerialità della Chiesa.


Se dovessi credere che il “suffragio” della Chiesa ci libera da un supposto purgatorio, perché rinnegherei la mia fede nel Dio dell'amore e del perdono che ci accompagna in vita e ci accoglie come solo Lui sa dopo la morte.


Se pensassi che il mistero di Dio ha privilegiato una religione su tutte le altre o se pensassi che esiste un'immagine, una teologia, un simbolo che esprima tutto di Dio.


Se dovessi credere che Gesù è morto per espiare i nostri peccati, per saldare il conto con un Dio ragioniere anziché adorare quel Dio che è amore gratuito. Se dovessi credere che la messa è rinnovazione del sacrificio espiatorio e salvifico della croce con cui Gesù ci libera dai nostri peccati.


Se dovessi credere che il papa, quando parla con somma autorità su questioni di fede, è infallibile.


Se dovessi credere che fuori dalla Chiesa o di Gesù non c'è salvezza o che noi cristiani siamo il “compimento” verso il quale vanno le altre religioni.


Per dono di Dio, mi sento parte delle Sue creature, trovo la Sua presenza in tutto ciò che esiste, credo al Suo amore che ci accompagna, ci sospinge verso un mondo solidale, mi sento parte della casa comune dei credenti che adorano il Suo mistero e lottano perché fiorisca la giustizia sulla terra. Ringrazio Dio per il fatto che, incontrando la testimonianza di Gesù di Nazareth, la fede ebraico-cristiana ha dato un senso alla mia vita e mi aiuta a scoprire la Sua presenza nel creato e nella storia, e un po' anche nelle religioni.


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